Henry Ford II non voleva solo vincere, voleva schiacciare Enzo Ferrari sul suo territorio: la 24 Ore di Le Mans. Il 19 giugno 1966, la Ford GT40 Mk II tagliò il traguardo con una tripletta, ponendo fine al dominio decennale della Ferrari. Quel giorno, la coupé alta 40 pollici divenne un'icona pop, una fantasia da collezionisti e il soggetto di film pluripremiati. Ma dietro la leggenda si nasconde una storia di rombi di V8, notti insonni e gloria nelle corse.
La genesi di un rancore
Quando un accordo per acquisire la Ferrari fallì, Ford rispose con vendetta. Nacque il progetto GT40: telaio monoscocca in acciaio, V8 Fairlane da 4,2 litri, motore montato posteriormente. Il debutto nel 1964 a Le Mans si concluse con un triplice DNF, ma i 330 km/h sul rettilineo di Mulsanne dimostrarono che aveva una furia latente.
1966: La triplice uccisione
Shelby sostituisce il 4.7 con un FE 427 da 7.0L derivato dalla NASCAR: 485 CV, 644 Nm di coppia. Un cambio a quattro marce T-44 e freni forati da 11,5" completano la bestia. Nel 1966, Ford realizzò una storica tripletta. La Ferrari fu detronizzata.
Mk IV 1967: Il razzo a nido d'ape
La “J-Car” utilizzava un sandwich a nido d'ape in alluminio-Nomex, 40 kg più leggera di prima. Stessa mostruosa trasmissione, ma con aerodinamica a coda lunga. Gurney e Foyt hanno doppiato il gruppo di cinque giri. Il record di velocità media? 218 km/h, imbattuto per 13 anni.
Goodwood: Il banco di prova del Sussex
Tra il ’64 e il ’69, Goodwood divenne il banco di prova di Ford. Shelby e McLaren hanno testato prese d'aria a “naso”, pannelli in alluminio più sottili e sospensioni Koni. Oggi, ogni GT40 che corre al Festival of Speed porta applausi e il profumo di carburante VP vintage.
La resurrezione moderna
Nel 2016, Ford ha riportato in auge il nome con una carrozzeria a goccia in fibra di carbonio, un V6 EcoBoost da 3,5 litri e 500 CV. Al suo debutto a Le Mans, l'auto n. 68 ha vinto la classe GTE-Pro, esattamente 50 anni dopo il trionfo della Mk II. La livrea Gulf Blue-Orange Heritage ha reso omaggio, chiudendo il cerchio.
(Image credit: www.goodwood.com)